VALBRONA:
IL SUO VOLTO, LA SUA STORIA
Tra un verde, ora cupo, ora smagliante, e la fronte alle affascinanti
Grigne, quattro bianchi paesi: Maisano, Osigo, Candalino e Visino,
formano valbrona, in un'ampia vallata, ricca di pendii, di boschi
e di acque.
Pare infatti, che il suo nome risalga ad un'antica espressione
dei Celti, che vennero in queste zone, prima dei Romani: Wald
Bron = Sorgente del bosco.
Ad un' ora di auto da Milano che, tra le sue mille strade, annovera
anche una Via valbrona, questo centro conta circa 2200 anime,
mentre d'estate altri 4000 villeggianti, "i sciuri"
, vengono allegramente ad ingrossare il paese.
Gi� paese agricolo, di gente buona e laboriosa, soprannominati
"i panisciat" (per via di una specie di polenta molle,
fatta qui con il latte), ma amanti del risparmio, come tutti i
montanari, tanto da meritare il primo posto in una pubblicazione
sui proverbi del triangolo Lariano (Ga voor trii sciuri da Milan
per f� un puarett da Maisan), ora i valbronesi si sono orientati
verso l'attivit� artigianale e industriale, quale la lavorazione
delle forbici e lo stampaggio di metallo a caldo.
Sulla "coscienza di valbrona", infatti, vi fu una trasmissione
televisiva , in cronache italiane, il 20 novembre 1970, per dimostrare
come dall'antico trapano a mano per forare le forbici, si fosse
passati ad una produzione a livello industriale di notevole entit�.
Ricordata da Segantini per il suo verde
intenso, collegata a Bellagio attraverso l'ardita strada del ceppo,
aperta nel 1911, valbrona ha dato i natali al primo sindato di
Milano, il Conte Antonio Beretta, Senatore Del Regno, il cui nome
nome � legato alla realizzazione della Piazza del Duomo.
E nello stesso Duomo vi � calce proveniente dalle antiche fornaci
di Candalino.
Nella chiesa di S.Michele del IV� secolo, si possono ammirare
preziosi affreschi del Borgognone, dell' Appiani, del Morazzone
e del Crespi.
Nella parrocchiale di valbrona si conserva la Bolla del Perdono,
concessa ad un Danelli di Maisano dal Papa Benedetto XIV�.
Da ricordare anche il caratteristco Santuario della Madonna della
Febbre, a memoria della pestilenza nel 1500, allorch� nelle nostre
zone calarono i Lanzichenecchi di Carlo V�.
Qui, anche gli antichi romani compresero che era bello viverci
per l'eternit�, come rivelarono alcune tombe di quel periodo scoperte
nel 1939 e nel '41.
Ma valbrona � bella anche 'sotto' e lo dimostrano le sue grotte
del Maiale, delle Capre, Clementina, della Lella, il pulpito del
re, le grotte sopra le cave Tacchini, la grotta del Socio.
Le bellezze naturali, le escursioni ai Corni, le passeggiate nei
boschi, non possono essere raccontate, ne sono soggete a orari
di apertura o di chiusura: basta andarci, per capire cos� valbrona.
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